20 Anni dopo: una Radio che non c’è più

Il mondo della radio è cambiato molto negli ultimi 20 anni e, a mio avviso, si è decisamente impoverito.

Metà anni 90 - rivoluzione tecnologica in atto. In quel periodo frequentavo le scuole superiori e a casa avevamo già un discreto personal computer, volto più a giocare che a lavorare, ma soprattutto cominciavano a diffondersi in modo capillare i telefonini portatili.
Da ragazzetto qual ero, il mio svago quotidiano dopo la partitella di calcio o ai videogiochi era senza dubbio il baracchino. Con alcuni compagni di classe facevamo comunella prima di andare a dormire, ma altrettanto spesso c'era occasione di parlare di pallone con gli anzianotti della ruota della città vicino, o di raccontarci fregnacce con l'altro gruppo di scalmanati dieci chilometri più in là.
La banda cittadina era sull'orlo del collasso, ma ancora non lo sapeva: tantissime persone avevano il veicolare sull'auto o in casa e non mancava occasione per incontrarsi di persona, anzi spesso il cb era motivo di aggregazione, di socializzazione. C'erano anche molti cretini, ma come si suol dire: la madre degli stupidi è sempre gravida.

In meno di un paio di anni, con il consolidamento della rete mobile e l'incremento massiccio della diffusione dei cellulari, la banda cittadina si è svuotata e quella fetta di radio, non disponibile per tutti, è praticamente morta.
Il nuovo mezzo di comunicazione, il telefono senza fili, aveva raggiunto molte più persone e anche tanti utilizzatori di radio si erano ritirati sul nuovo mezzo.
Credo che la banda cittadina sia morta a causa delle sue caratteristiche intrinseche: una frequenza di 27 MHz si traduce in antenne di due metri, piuttosto importanti, ingombranti, che non possono tenere la concorrenza di un dispositivo come il cellulare che può stare in una tasca.
Paradossalmente, se al posto dei 27 MHz ci fossero stati i 270 MHz, il risultato non sarebbe cambiato molto: antenne di più di 20cm e un tipo di segnale che, rispetto a quello della CB, pativa molto di più le caratteristiche del territorio, dunque soggetto ad assorbimenti e riflessioni, non avrebbero migliorato la situazione (e infatti i PMR, che lavorano su quelle frequenze e ormai sono assimilati normativamente alla CB, non sortiscono grande interesse).
Dunque la possibilità di sfruttare i ponti radio telefonici e la compattezza dei dispositivi ha favorito il telefono portatile alla radio portatile.
La situazione si protrae fino ai giorni nostri e sono rari i casi in cui una ricetrasmittente vhf riesce a farla da padrone sulla telefonia mobile.

Amara consolazione pensare che la telefonia mobile sia di fatto una tipologia di radio moderna.
Altrettanto amaro è rendersi conto che, a fronte di un'evoluzione tecnologica così repentina, il mondo radioamatoriale non abbia saputo produrre dispositivi ultracompatti ed efficienti in grado di rimettere significativamente in comunicazione le masse senza doversi appoggiare alla costosa telefonia.
Già, perché se facciamo due conti possiamo valutare che un "baracchino minimale" con relativa antenna costano all'acquisto meno della metà rispetto a un iphone, e se pensiamo che i ragazzi non si mandano più sms testuali ma sms vocali, ci rendiamo conto che l'utilizzo di una radio "all'antica" sarebbe ancora gradito per non parlare del risparmio sulle telefonate.
Ma i tempi sono cambiati inesorabilmente e non credo che si possa più tornare indietro.

Quel che abbiamo perso, oltre al profilo sociale, è tutta una fetta di attività radio che, almeno nel nostro paese, non è affatto coltivata dai radioamatori: le dirette in fm, i dx in am, giusto per citare le più evidenti.
E dire che all'estero gli 11 metri sono sfruttati da servizi taxi o di informazione/assistenza civile, comunicazioni militari o governative a bassa potenza, e chissà quanti altri modi... Le grandi pianure americane sono ancora coperte dal cb, sui truck o con le antenne appese agli alberi.
Certo è che i nostri ragazzi avranno meno occasione di accedere al mondo radioamatoriale, che gli risulterà alieno e incomprensibile. Avremo meno appassionati e quando l'inesorabile ruota del tempo si sarà portata via i veri "old" men, nel senso cronologico del termine, resteremo davvero pochi e poveri.
Perché poveri? Perché l'evoluzione della comunità non è ad appannaggio solo dei tecnici e degli studiosi in senso stretto ma di chiunque abbia la passione, la voglia di sperimentare e scoprire e condividere con gli altri.
A quindici anni avevamo già pensato di andare in cima a una montagna con l'antenna e gridare ai quattro venti il cq dx, ma non avevamo le risorse e l'organizzazione adeguata per farlo. Ora siamo qui a farlo e non vediamo nessuno, se non coetaneo, che prova a ripetere quell'esperienza e questo, personalmente, mi rattrista molto.

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