I temerari che hanno affrontato almeno una volta un'attivazione SOTA in pieno inverno avranno certamente dovuto confrontarsi con l'aspetto più evidente della stagione: il freddo. Come segnalato tempo fa nell'articolo di Stefano IZ1OQU, il freddo è fra le principali cause di disagio e pericolo durante le attivazioni, questo vale non solo per la stagione fredda ma spesso capita di risentirne anche in primavera o addirittura in estate in caso di repentini cambi meteorologici. Come se non bastasse l'attività radio costrige a stare fermi e seduti per un tempo potenzialmente lungo: questo diminuisce la capacità del nostro corpo di produrre calore e si finisce spesso con il battere i denti anche se poco prima, durante la salita verso la cima, la percezione della temperatura era ben diversa. Perchè si prova freddo alle mani e ai piedi? Per rispondere è bene tener presente che il nostro corpo, come meccanismo di sopravvivenza tende a concentrare il flusso sangineo (e di conseguenza calore) nelle zone dove si trovano gli organi vitali (cuore, cervello, polmoni), in questo modo ci permette di sopravvivere per qualche tempo a condizioni estreme senza morire. Questo meccanismo sacrifica gli organi periferici come mani e piedi che tendono a ricevere un apporto di sangue minore rispetto al resto del corpo. Prima di indossare guanti o infilare le mani nel fuoco quindi occore sempre chiedersi se il resto del corpo sia sufficientemente coperto: finchè avremo freddo al busto o alla testa i nostri arti estremi saranno necessariamente freddi a prescindere dalle imbottiture o coperture varie.

Mai più mani gelate

Detto questo, come è possibile mantenere la temperatura delle mani a livelli di comfort specie durante le operazioni radio che richiedono spesso l'uso della mano senza guanto per regolare la frequenza, prendere un appunto o trasmettere con un tasto? Innanzittutto è consigliabile utilizzare, durante l'attivazione, dei sottoguanti in seta cioè guanti molto sottili, aderenti e antivento in questo modo riusciremo ad avere la sensibilità sufficiente per operare con radio senza avere le mani del tutto scoperte, naturalmente è indispensabile avere anche un paio di guanti pesanti da mettere sopra ai sottoguanti non appena possibile (fine della sintonia, della trasmissione...). In aggiunta a questa indicazione il mercato propone diversi tipi di scaldamani, tutti hanno la caratteristica di essere oggetti abbastanza piccoli, che si scaldano e mantengono la temperatura per qualche ora consentendo di avvicinare le mani per recuperare parte del calore perso, vediamo i principali tipi di scaldamani:

Mai più mani gelate

Scaldamani chimici: Sono molto diffusi e facilmente reperibili nei negozi di sport invernali, di solito vengono venduti in bustine di plastica sigillate e hanno la forma di piccoli sacchetti di carta. Ne esistono di diverse dimensioni, più piccoli per le mani, più grandi per i piedi e molto grandi per scaldare il busto. Funzionano grazie ad una reazione chimica che si innesca a contatto dell'ossigeno, una volta tolti dalle bustine di plastica questi sacchetti iniziano a scaldarsi raggiungendo la temperatura di circa 60°C. Non causando combustione sono molto sicuri (è impossibile bruciarsi o ustionarsi) e, benchè sia sconsigliato tenerli a diretto contatto con la pelle, possono essere maneggiati senza particolari precauzioni, possono essere infilati nei guanti o dentro gli scarponi per favorire il riscaldamento. Non sono in genere riutilizzabili, terminato il loro potere riscaldante (circa 6-8 ore), devono essere buttati.

Mai più mani gelate

Scaldamani a carboncino: Rappresentano un modo leggermente old-fashioned ma anche molto efficiente per scaldarsi, questo metodo è stato usato per anni da pescatori e cacciatori in molte zone del mondo. Il calore è generato dalla combustione di una barretta di carbone lunga circa 6 cm che, una volta accesa, va riposta in uno speciale astuccio (simile a una custodia per occhiali) rivestito internamente di materiale ignifugo e, esternamente, in simil-velluto. L'astuccio va chiuso e inserito in una busta di sicurezza che impedisce l'apertura accidentale dello stesso. La combustione procede lentamente a causa della ridotta quantità di ossigeno che penetra nell'astuccio e garantisce 6 ore di caldo se la barretta viene accesa da un solo lato, 3 ore di caldo più intenso se la barretta viene accesa da entrambi i lati. Una volta terminata la combustione si può aprire l'astuccio e gettare la cenere rimasta come residuo. Il costo di una scatola da 12 barrette di carbone è di circa 4 euro, questo le rende effettivamente molto convenienti. Uno degli aspetti scomodi dell'uso di questo sistema stà nella difficoltà di accensione dei carboncini: è necessaria una fiamma per circa 30 secondi per farli accendere bene, inoltre è bene fare attenzione quando si maneggia l'astuccio senza la bustina di protezione, un'apertura accidentale può portare a conseguenze anche gravi (il carbone all'interno diventa incandescente). Gli scaldamani a carboncino si possono trovare nei negozi di caccia e pesca o di attività outdoor.

Mai più mani gelate

Scaldamani a combustibile liquido: Il più famoso è senz'altro quello della nota ditta Zippo, quella degli accendini, per intenderci. Si tratta in effetti di un oggetto simile esteticamente a un accendino grande quanto il palmo di una mano. E' composto da un serbatoio riempito di un materiale spugnoso tipo cotone chiuso da una piccola griglia dove avviene la combustione, il tutto coperto da un grande tappo traforato che permette l'ingresso dell'ossigeno. Una volta caricato con una dose di combustibile (viene venduto assieme un misurino su cui sono indicate delle tacche corrispondenti alla durata di combustione 6h o 12h), si chiude il serbatoio con la piccola griglia, si avvicina un accendino e si attendono una 30ina di secondi, il tempo necessario perchè la griglietta diventi rossa (spesso è difficile accorgersene, bisogna essere al buio), importante notare che anche in questo caso non si sviluppa una fiamma, ma la combustione procede lentamente. A questo punto si chiude il coperchio grande e si infila l'oggetto in una busta di sicurezza in tessuto per evitare che durante la combustione si apra o che il combustibile fuoriesca. Il prezzo del gingillo si aggira fra i 30 e i 40 euro, a cui va aggiunto il costo del combustibile liquido. Valgono tutte le scomodità citate per gli scaldamani a carboncino: difficoltà di accensione e potenziale pericolo durante l'utilizzo.

Ogni tipo di scaldamani ha i suoi punti forti e aspetti negativi, la scelta è una questione personale che va fatta considerando aspetti come la presenza di una fonte di fiamma affidabile, maggiore o minore comodità di inserimento nei guanti, praticità e, non dimentichiamo l'impatto ambientale. Avendo provato i primi due sistemi posso dire di trovarmi meglio con il calore dei carboncini, mi pare più intenso ed efficace rispetto a quello chimico, di contro in certi casi di vento forte è davvero difficile tenere una fiamma sufficientemente accesa per innescare la combustione del carbone. Per quanto riguarda il combustibile liquido non mi pronuncio ma mi prometto di testarlo quanto prima. Buone attivazioni invernali... con le mani al caldo!

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